Aumentano i tassi: come orientarsi nella scelta di un mutuo?

La decisione della Bce di aumentare i tassi di interesse avrà conseguenze sui mutui a tasso fisso e variabile. Vediamo come.

Innanzitutto, ricordiamo che i tassi di interesse sono il prezzo del denaro. Le banche comprano il denaro all’ingrosso e lo rivendono ai privati e alle imprese. Il prezzo all’ingrosso è il tasso di riferimento della Bce, Banca Centrale Europea, cioè il prezzo al quale la Bce presta il denaro alle banche.

Irs e Euribor sono i parametri di riferimento, rispettivamente per i mutui a tasso fisso e per i mutui a tasso variabile che le banche erogano ai clienti.

In questo senso parliamo di Irs in relazione alla durata del mutuo (es. 10 o 20 anni) e di Euribor a 1, 3 o 6 mesi.

Entrambi sono aumentati a inizio 2023. Tuttavia, con buona probabilità, l’andamento al rialzo dovrebbe accompagnarci nei prossimi mesi e, probabilmente, fino a dicembre. Ma quanto? Difficile calcolarlo. Possiamo solo, a titolo di esempio, osservare che:

  • l’Irs a 30 anni, il riferimento per i mutui a tasso fisso, a inizio 2022 era leggermente sopra lo 0%, mentre oggi è arrivato quasi al 2%
  • l’Euribor a 3 mesi, il riferimento per il tasso variabile, attualmente ha un valore di 3,20% , ma era a 2,05% a inizio 2023.

Stando ai dati in nostro possesso, possiamo affermare che il picco del rialzo dei tassi sia avvenuto tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023.

Quali conseguenze tra mutuo a tasso fisso e mutuo a tasso variabile?

I mutui a tasso fisso sono i più richiesti, anche se registriamo una richiesta contenuta di mutui misti (cioè di mutuo a tasso variabile ma con forme di protezione). Da inizio anno crescono le domande di surroga, in particolare per i mutui a tasso variabile richiesti negli anni passati.

Chi ha un mutuo a tasso fisso non dovrebbe risentirne. Ma chi sta richiedendo o richiederà a breve un nuovo mutuo, o per le famiglie che hanno già un mutuo a tasso variabile, i recenti rialzi potrebbe comportare conseguenze da valutare.

E lo spread?

Dai nostri dati, tuttavia, l’aumento del costo dei finanziamenti non incide per il momento, sul mercato immobiliare in maniera così negativa come si potrebbe temere. Consideriamo poi che i tassi di interesse che regolano i prestiti sono composti da un indice di riferimento (Irs o Euribor) e uno spread (semplificando, il guadagno della banca): tuttavia, in questo momento, l’aumento dei tassi non incide in misura significativa sullo spread dei nuovi mutui.

Le banche hanno interesse a prestare denaro e la concorrenza tra istituti per assicurarsi clienti è senz’altro un incentivo a mantenere condizioni favorevoli per chi richiede un mutuo.

Non dobbiamo spaventarci perché, sebbene i tassi stiano aumentando, sono ancora lontani dai valori ben superiori nel 2017, periodo positivo per il mercato immobiliare.

La casa è un bene sul quale vale la pena investire: i prezzi delle case dopo il 2008 sono rimasti più o meno invariati, se non in crescita come a Milano. Anche il mutuo conviene sempre, in quanto i tassi, sebbene in risalita, sono ancora a livelli contenuti.

La scelta del mutuo va presa con molta attenzione – a maggior ragione oggi.

Il nostro consiglio è di affidarsi sempre a un consulente esperto in grado di identificare la soluzione più adatta, che tiene conto:

  1. delle esigenze di chi richiede il mutuo,
  2. dei finanziamenti proposti dagli istituti finanziari,
  3. dell’iter della richiesta,
  4. dell’opportunità rispetto alla garanzia statale Consap che sostiene il rischio delle banche e consente ai privati e alle imprese di accedere più agevolmente al credito.

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Matteo Carena

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